La pandemia ci ha improvvisamente spinti ad adottare competenze digitali che forse normalmente avremmo sviluppato in anni. Abituati a viaggiare, incontrarci nelle fiere e negli uffici di clienti e fornitori (anche per questioni non esattamente strategiche), ci siamo trovati travolti da videochiamate e webinar su qualsiasi argomento. Così anche le fiere, per pure esigenze di sopravvivenza, hanno provato a mantenere il contatto con buyer ed espositori a suon di demo online, convegni senza pubblico e dirette sui social… di cui tutti ci siamo presto stancati. Infatti, con l’estate, tutte le fiere d’Italia hanno subito riproposto i loro appuntamenti, nonostante i viaggi fossero ancora fortemente penalizzati. Il food&wine vive di esperienze, di contatto e di convivialità, e proprio perché “siamo ciò che mangiamo” non possiamo rinunciare a condividere tutto ciò che il cibo racconta di sé.
E tu, dove vorresti portarlo questo racconto?
Tanti sono i criteri che, a prescindere dall’impatto mediatico suscitato da un evento, dobbiamo tenere in considerazione, e tutti insieme:
- la copertura geografica: locale, nazionale o internazionale
- la composizione del pubblico: professionale o amatoriale
- in pubblico professionale, il canale di vendita prevalente (ristorazione, distribuzione organizzata, industria alimentare…)
Dobbiamo imparare a lasciare da parte il sentito dire e “quella volta che sono andato” (magari 10 anni fa). L’esperienza ci aiuta sì a non ripetere gli stessi errori, ma per questa forma di tutela paghiamo un prezzo piuttosto caro: vediamo la realtà sempre con gli stessi occhiali, e sono occhiali a volte troppo vecchi.
Avremo modo di parlare ancora di fiere, convegni, workshop e di tutti gli eventi che, almeno per il settore food&wine, abbiamo riscoperto come essenziali. Se t’interessa l’argomento, continua a seguirmi.